Occupazione come accoglienza

Un caso esempio nel quartiere Esquilino

A cura di Autore Anonimo

Immersi nella frenesia quotidiana delle nostre vite moderne, spesso dimentichiamo il legame profondo che ci unisce alla Terra. Tuttavia, per alcuni, questo legame è vivo e palpabile, incarnato nella pratica quotidiana della Comunità di Solidarietà Agricola (CSA). Un’esperienza che va oltre la semplice coltivazione del cibo, per diventare un viaggio di scoperta e riconnessione con la natura e con noi stessi.

Frequentare una CSA significa aderire a un modello di agricoltura sostenibile e condividere una visione del mondo basata sulla reciproca cura della Terra e delle comunità umane. Ma significa anche entrare a far parte di dinamiche sociali più ampie, che ci invitano a riflettere sulla nostra relazione con l’ambiente circostante e a comprendere come l’attività umana interagisca costantemente con il cosiddetto “mondo naturale”.

Uno degli aspetti più distintivi della CSA è il suo approccio al lavoro nei campi. Qui, il diserbo non è affidato a macchine o prodotti chimici, ma avviene manualmente, con il semplice ausilio di un coltello e di un paio di guanti. I soci si chinano sulla terra con rispetto e attenzione, eliminando con cura le erbe indesiderate e lasciando spazio alle piante che si vuole favorire nella crescita.

Ma la CSA non è solo agricoltura: è anche un laboratorio sociale in cui si sperimentano nuovi modelli di convivenza e collaborazione. Sul sito web della cooperativa, è possibile trovare una lista dettagliata delle pratiche agricole adottate, che vanno dalla non concimazione con elementi estranei al campo al rispetto della stratificazione del suolo durante le lavorazioni. Queste pratiche non solo contribuiscono alla salute del terreno e delle colture, ma incarnano anche un’impostazione etica e filosofica che promuove la consapevolezza ambientale e il rispetto della biodiversità.

Nella vita quotidiana della CSA, queste pratiche prendono forma attraverso una serie di attività e rituali che coinvolgono tutti i soci. Le erbe spontanee, ad esempio, non vengono considerate semplici “erbacce” da sradicare, ma risorse da valorizzare e utilizzare in cucina. Durante le giornate di lavoro nei campi, i soci si riuniscono per pranzi conviviali, preparati con i prodotti appena raccolti e consumati tutti insieme intorno a un tavolo. Questi momenti non sono solo un’occasione per nutrire il corpo, ma anche per nutrire lo spirito e rafforzare i legami comunitari.

Ma la CSA è anche un luogo di apprendimento e condivisione di conoscenze. I soci più esperti condividono le proprie competenze con i nuovi arrivati, garantendo la trasmissione delle tradizioni agricole e la continuità delle pratiche colturali. Attraverso assemblee periodiche e canali di comunicazione online, i soci sono costantemente informati sugli sviluppi della cooperativa e hanno la possibilità di partecipare attivamente alla sua gestione e alla sua crescita.

Al di là dei confini della CSA, l’esperienza agricola condivisa si estende a una rete più ampia di comunità e individui. Il modello di distribuzione senza scopo di lucro adottato dalla CSA promuove un rapporto diretto e consapevole tra produttori e consumatori, incoraggiando una maggiore trasparenza e fiducia nel sistema alimentare.

Immersi nella frenesia quotidiana delle nostre vite moderne, spesso dimentichiamo il legame profondo che ci unisce alla Terra. Tuttavia, per alcuni, questo legame è vivo e palpabile, incarnato nella pratica quotidiana della Comunità di Solidarietà Agricola (CSA). Un’esperienza che va oltre la semplice coltivazione del cibo, per diventare un viaggio di scoperta e riconnessione con la natura e con noi stessi.

Frequentare una CSA significa aderire a un modello di agricoltura sostenibile e condividere una visione del mondo basata sulla reciproca cura della Terra e delle comunità umane. Ma significa anche entrare a far parte di dinamiche sociali più ampie, che ci invitano a riflettere sulla nostra relazione con l’ambiente circostante e a comprendere come l’attività umana interagisca costantemente con il cosiddetto “mondo naturale”.

Uno degli aspetti più distintivi della CSA è il suo approccio al lavoro nei campi. Qui, il diserbo non è affidato a macchine o prodotti chimici, ma avviene manualmente, con il semplice ausilio di un coltello e di un paio di guanti. I soci si chinano sulla terra con rispetto e attenzione, eliminando con cura le erbe indesiderate e lasciando spazio alle piante che si vuole favorire nella crescita.

Ma la CSA non è solo agricoltura: è anche un laboratorio sociale in cui si sperimentano nuovi modelli di convivenza e collaborazione. Sul sito web della cooperativa, è possibile trovare una lista dettagliata delle pratiche agricole adottate, che vanno dalla non concimazione con elementi estranei al campo al rispetto della stratificazione del suolo durante le lavorazioni. Queste pratiche non solo contribuiscono alla salute del terreno e delle colture, ma incarnano anche un’impostazione etica e filosofica che promuove la consapevolezza ambientale e il rispetto della biodiversità.

Nella vita quotidiana della CSA, queste pratiche prendono forma attraverso una serie di attività e rituali che coinvolgono tutti i soci. Le erbe spontanee, ad esempio, non vengono considerate semplici “erbacce” da sradicare, ma risorse da valorizzare e utilizzare in cucina. Durante le giornate di lavoro nei campi, i soci si riuniscono per pranzi conviviali, preparati con i prodotti appena raccolti e consumati tutti insieme intorno a un tavolo. Questi momenti non sono solo un’occasione per nutrire il corpo, ma anche per nutrire lo spirito e rafforzare i legami comunitari.

Ma la CSA è anche un luogo di apprendimento e condivisione di conoscenze. I soci più esperti condividono le proprie competenze con i nuovi arrivati, garantendo la trasmissione delle tradizioni agricole e la continuità delle pratiche colturali. Attraverso assemblee periodiche e canali di comunicazione online, i soci sono costantemente informati sugli sviluppi della cooperativa e hanno la possibilità di partecipare attivamente alla sua gestione e alla sua crescita.

Al di là dei confini della CSA, l’esperienza agricola condivisa si estende a una rete più ampia di comunità e individui. Il modello di distribuzione senza scopo di lucro adottato dalla CSA promuove un rapporto diretto e consapevole tra produttori e consumatori, incoraggiando una maggiore trasparenza e fiducia nel sistema alimentare.

In un’epoca in cui l’urbanizzazione e lo sviluppo industriale minacciano la salute del pianeta, la CSA rappresenta un faro di speranza e un esempio di come sia possibile vivere in armonia con la Terra e con gli altri esseri viventi. Attraverso la pratica dell’agricoltura sostenibile e la promozione di una cultura della condivisione e della solidarietà, la CSA ci ricorda che siamo parte di un sistema interconnesso di vita, e che il nostro benessere dipende dalla cura e dal rispetto dell’ambiente che ci circonda.

Bibliografia

J. Derrida La tentazione di Siracusa, in: Oros filosofia e critica delle idee, (a cura di) E. Cappuccio, R. Fai, Siracusa: Collegio siciliano di filosofia, Siracusa 2001. P. Bourdieu La distinzione – Critica sociale del gusto”; Il Mulino, Bologna, 2001.

 

Sitografia

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